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L'Ulivo Salentino
Fare sport consente di vivere la natura da vicino.
Praticarlo regolarmente nel corso degli anni mi ha permesso di apprezzare e conoscere l’ambiente che mi circonda in modo profondo.
La corsa e la mountain bike hanno contribuito a farmi conoscere angoli remoti e non sempre conosciuti delle campagne Salentine.
Per lunghi anni ho potuto godere del fascino della natura ed in particolare delle sculture naturali prodotte dagli ulivi secolari.
Proprio l’ulivo, questa maestosa pianta, vive nella memoria di ognuno di noi, perché fin da piccoli siamo abituati a vedere le loro caratteristiche forme ricoprire le nostre terre.
Tanto è impresso nella mente che l’ulivo è il simbolo della nostra provincia.
(sto rileggendo e quanto scritto sembra una ode alla pianta dell’ulivo)
Che dolore adesso correre per le stesse terre e dover osservare distese di alberi morti.
La xylella non è solo un batterio che ha ucciso i nostri ulivi, creando zone immense dal colore grigio, ma è un batterio che ha ucciso una consistente parte dell’economia salentina.
Intere famiglie hanno perso al loro fonte di reddito che veniva generata dai frutti dell’ulivo.
La cura delle piante, la raccolta dei frutti, la lavorazione degli stessi tramite i frantoi e poi la successiva vendita dell’olio sono stati un indotto fondamentale dell’economia salentina. Adesso tante sono le persone che iniziano a convertire i loro terreni.
Questa attività inizia con lo sradicare gli alberi dal terreno, creando buche enormi ed interi campi vuoti. Il mio cuore piange ogni volta che incontro un nuovo campo pronto per la conversione.
Una situazione che non vedo migliorare perché non ho visto nessuno prendere veramente a cuore la situazione o scendere in strada a gridare allo scandalo se non per i famosi periodi elettorali, dove i problemi del cittadino arrivano nei primi posti per poi essere dimenticati ad un secondo dal voto.
Adesso spero che i nostri agricoltori non trasformino il Salento in una distesa brulla e vuota, ma facciano diventare i loro campi verdi con l’introduzione di altre piante di ulivo o altra vegetazione che li renda nuovamente verdi.
I prodotti solari nella Corsa
Il sol leone bacia la terra con i suoi fortissimi raggi e riscalda tutto quello che incontra, ovvero il runner ed il terreno dove si corre.
Mamma natura è stata previdente ed ha dotato il nostro ecosistema di diverse protezioni, pertanto gli alberi, gli animali sono preparati ed attivi nella protezione, ma il povero runner troppe volte trascura questi aspetti fondamentali.
Intanto il corridore è quel simpatico vicino di ombrellone che a giugno arriva in spiaggia con l’abbronzatura a forma di pantaloncini e canotta. Succede sempre che l’atleta, per via dei sui allenamenti, sia abbronzato prima dei comuni mortali, ma visto che il colorito viene acquisito in fase di sport, lo stesso risulti non completo.
La ilarità di amici e vicini di ombrellone spesso diventa incontenibile, ma effettivamente siamo curiosi da vedere.
Superato questo aspetto sociale dell’abbronzatura, sarebbe meglio capire quanto sia importante proteggersi dal sole anche in fase di allenamento.
Il sole con il passare degli anni è diventato sempre più aggressivo sulla nostra pelle ed anche nei mesi non propriamente caldi, come Aprile e Maggio, correre senza una adeguata protezione può diventare pericoloso per la nostra epidermide.
I prodotti disponibili sono tantissimi, perché molto vasto è il mercato di riferimento.
Cosa deve scegliere un runner?
L’atleta sa bene che correre comporta una sudorazione abbondante e per questo motivo bisogna scegliere dei prodotti resistenti al acqua, inoltre bisogna scegliere un prodotto con un elevata protezione (50 o 30), perché le prime esposizioni vengono dopo il periodo invernale e la nostra pelle risulta più vulnerabile, la protezione può essere abbassata man mano che sarà presente l’abbronzatura.
Personalmente preferisco dei prodotti da nebulizzare sulla pelle, questi si applicano in maniera veloce e consentono di arrivare da soli anche dietro le spalle rendendo il loro utilizzo facilissimo, hanno un rapido assorbimento e non rendono la pelle unta (per me che continuo a toccare il viso in corsa è un elemento importante), mentre i prodotti a crema necessitano di un aiuto esterno per applicarli correttamente, a loro vantaggio bisogna dire che la protezione offerta è maggiore ed inoltre, per gli amanti di questa sensazione, lasciano la pelle più unta.
L’utilizzo dei prodotti solari comporta anche dei benefici indiretti, come la possibilità di ridurre notevolmente le abrasioni da sfregamento dei capi sulla pelle, tanto fastidiose sia in corsa che nella vita quotidiana.
Quindi prima di andare a correre oltre alla solita attrezzatura, scarpe, pantaloncini, canotta, acqua sarebbe bene preparare anche un buon prodotto solare per evitare ustioni e proteggere la nostra pelle che troppo spesso dimentichiamo di essere elemento fondamentale e delicato del nostro corpo.
Buona corse
Orologio GPS
La tecnologia nel modo della corsa ha portato innumerevoli vantaggi.
Nell’abbigliamento per esempio abbiamo avuto l’avvento dei capi leggeri e traspiranti, in grado di tenere caldi in inverno e freschi nelle stagioni più calde, con il controllo della umidità corporea e con il vantaggio di correre sempre asciutti.
Nel ambito delle scarpe ormai abbiamo tanta di quella scelta da poter facilmente sbagliare acquisto.
Scarpe tecniche per superfici veloci oppure da trekking o ancora la possibilità di comprarle in base al proprio peso, stile di corsa o difetto di appoggio. Un modo così complicato che si necessità di un buon supporto in fase di acquisto.
La tecnologia che preferisco però è quella che consuma corrente.
L’orologio gps ha sostituito i semplici cronometri segna tempo, liberando gli atleti dalle piste o dai percorsi conosciuti rendendoli liberi di correre ovunque.
Nel mio gruppo ci sono atleti che praticano la corsa da oltre 20 anni e che hanno vissuto tutte le varie fasi di cambio tecnologico. Sono proprio questi atleti con il quale conservo il piacere di ascoltare le loro storie ed esperienze.
Fra le esperienze che mi fanno più sorridere vi sono quelle legate agli orologi GPS.
Croce e delizia dello sportivo moderno questo accessorio da polso conta, misura e restituisce una quantità di informazioni incredibili. Oltre a segnare il tempo trascorso dell’allenamento, ci indica i km percorsi, il battito cardiaco, il passo, la media di velocità, il valore del VO2Max, la battuta dei passi, i parziali ed i tempi di recupero, in pratica è come correre con un preparatore al fianco che allo scoccare della distanza impostata ci indica i nostri valori e ci sprona a fare meglio.
Certo che spiegato in questo modo sembra tutto perfetto.
Dicevo che le storie mi fanno sorridere, perché questi atleti ricordano con un misto di allegria e passione quando erano costretti a correre su percorsi conosciuti, misurati con pazienza e tanta cura attraverso il tachimetro della macchina e poi segnati grazie a delle bombolette spray dei colori più disparati in modo da essere riferimento visivo, inoltre ricordano con una moltitudine di aneddoti, quanto era necessario essere ferrati in matematica per poter eseguire operazioni complesse mentre si era in corsa ed in questo modo capire se il proprio allenamento era in linea con quanto ricercato, insomma erano costretti ad allenare il corpo e la mente.
Troppa differenza con quello che vedo adesso ad ogni traguardo. Una volta solcata la linea del finish si possono vedere i soliti atleti discutere con gli organizzatori sulla distanza della gara appena conclusa. Questi nuovi specialisti della tecnologia, vantando la misura perfetta del proprio orologio, si lamentano di aver corso per 100 mt in più di quanto segnalato sul regolamento. Quanta tristezza.
Voglio stupire tutti voi informandovi che nessuno dei vostri orologi è preciso, inoltre tutti dovremmo sapere che il percorso di gara per essere omologato è misurato con un macchinario speciale che certifica la lunghezza.
Tutti i vostri gps sono progettati con un errore congenito che varia da modello a modello per questioni di sicurezza mondiale. Solo i gps ad uso militare sono precisi .
Adesso che conoscete anche questa informazione godetevi le gare e la vostra tecnologia, ma evitate di discutere per dei metri corsi in più, in fondo non corriamo per divertirci e stare insieme?
Buone corse
Lo stretching
Tutti ne parlano.
Tutti conoscono gli esercizi che se svolti regolarmente aiutano ad essere più elastici.
Tutti dicono di fare esercizi sia prima della corsa che dopo.
Tutti conoscono i nomi dei muscoli da sciogliere ed i tendini a loro collegati.
Ma poi, proprio tutti, rischiano di strapparsi dopo un allungo di 200 mt.
Ecco una delle leggende del popolo dei runner, lo stretching.
Il popolo dei runner ha dei discorsi che ripropone ciclicamente e lo stretching è uno di questi. Quando si è dei neofiti e si approccia il mondo della corsa, si cercano notizie per capire come comportarsi e sbagliare il meno possibile. Proprio su internet è stato facile trovare tantissimi articoli, post e blog sull’argomento e su i consigli da seguire, inoltre ho trovato diversi autori che indicavano di fare esercizi di allungamento per la loro indubbia efficacia ed autori che consigliavano il perfetto contrario.
Personalmente cominciando a leggere le varie storie di vissuto ho cominciato a nutrire dubbi su questo tema , tra altro tanto caro al popolo dei runner e queste storie mi hanno condizionato non poco.
Come molte cose della mia vita, per conoscere la verità, ho dovuto sbagliare con i miei muscoli.
Saprete ormai che ero un atleta da divano quando ho cominciato a correre e quindi per non rischiare di chiudere anzi tempo la carriere da sportivo decido di eseguire lo stretching sia prima che dopo la corsa.
Visto che mi sentivo come un tronco di albero prima di correre penso che allungandomi prima della corsa possa giovare, quindi corro solo dopo aver fatto esercizi, ma sento di essere piantato per terra. Eseguo ugualmente i miei allenamenti e quando mi fermo eseguo nuovamente i miei esercizi di allungamento, ma le sensazioni provate sono sempre le stesse.
Non demordo, vado avanti e man mano che riesco a migliorare la mia corsa incredibilmente migliora anche la mia elasticità, tanto che sono tentato di pensare, che vista la forma acquisita, posso eliminare qualche esercizio di stretching.
Sarà il mio primo errore.
La corsa è qualcosa che ti prende e ti trascina nel miglioramento continuo, corri per 10 km e vuoi corre almeno per 12 km ed ancora una volta raggiunti i 12 km vuoi lanciarti ai 14 km , diventa una sfida alla ricerca di qualcosa, di un limite fisico che vuoi superare.
Aumentano gli allenamenti, il tempo che riesci a dedicarli, le nozioni che arrivi a conoscere, e tutto questo ti fa sentire forte e consapevole delle tue capacità, ma il vero runner deve ricordare di volere bene al proprio corpo, deve ricordare che il limite esiste per tutti e che ognuno deve trovare il proprio.
Aumentando le corse, i km e le nozioni mi sono sentito così padrone dell’argomento che ho cominciato a non fare stretching, mi sono dimostrato presuntuoso. Credevo che con lo stato di forma raggiunto potevo considerare i miei muscoli forti e capaci di sopportare gli allenamenti .
Secondo e ancora più grave errore.
Gli infortuni sono stati diversi, uno dietro altro, tutti derivanti dalla scarsa elasticità dei muscoli, acuiti dal mancato esercizio di stretching effettuato sia prima che dopo la corsa.
Adesso posso affermare con certezza che lo stretching è necessario per poter conservare un elasticità in tutte le fasi dell’attività.
I nostri muscoli ed i tendini devono essere abituati a rispondere alle diverse sollecitazioni. Le nostre fasce muscolari e tendinee devono essere reattive ed elastiche al tempo e nel modo giusto.
Un nuovo consiglio che mi viene da indicare e quello di non avere fretta. Gli allungamenti muscolari devono essere effettuati per gradi e senza strafare, bisogna amare il tempo e capire che i miglioramenti saranno lenti ma costanti.
Come per qualsiasi sport sarebbe bene seguire i consigli di un fisioterapista che sarà in grado di indicare gli esercizi migliori per smuovere quante più fasce muscolari possibili ed il loro corretto svolgimento.
Diventa fondamentale eseguire gli esercizi nel giusto modo e con la giusta tempistica in quanto allungare un muscolo per un tempo troppo elevato non regala elasticità, ma un sicuro stiramento muscolare.
Buone corse.
La Ripresa
Corri già da qualche tempo ed hai cominciato a godere dei benefici che questo sport regala alla mente ed al tuo corpo.
La gioia di svegliarsi presto ed uscire a correre prima che le macchine siano di ostacolo, i colori, i suoni e gli odori del primo mattino, come quando si sente nell’aria quel aroma di pane caldo dei forni e la luce del sole non brucia, ma illumina semplicemente il percorso oppure il frusciare del vento fra le foglie degli alberi.
Avrai sicuramente avvertito quella gioia che regala il sentirsi bene con se stessi ed ancora quella sensazione di voler ritornare a correre dopo solo mezza giornata di riposo.
Le emozioni che la corsa riesce a far vivere sono immense, così tanto che quando si deve rimanere fermi per qualche acciacco o fastidio non si riesce a gestire lo stop.
Eppure può succedere di doversi fermare per qualche noia fisica, perché quando si corre per 60 o 80 km settimanali, le noie fisiche diventano facilmente raggiungibili.
La corsa è uno sport ad alto impatto, vuol dire che gli arti inferiori, piedi, caviglie e gambe sono sollecitate non solo per lo sforzo fisico, ma anche per l’impatto al suolo che si ripete per oltre 200 volte al minuto.
Il rischio aumenta quando la sfida con se stessi prende il sopravvento e si cerca in continuazione di migliore i propri tempi o la quantità di km percorsi, ed ecco arriva il temuto e sempre probabile infortunio.
Immediatamente, visto che stare fermi equivale al suicidio, si tenta mentalmente di minimizzare l’evento accaduto, sperando e pensando che un paio di giorni di riposo possano risolvere tutti i problemi.
Passati i fatidici due giorni eccoci di nuovo al mattino presto tutti vestiti e con le scarpe ai piedi per riprovare di nuovo a correre, ma bastano poche centinai di metri per capire che il dolore è ancora presente e questa volta convincersi che è meglio sentire un fisioterapista.
Penserete che il runner una volta che decide di andare dal fisioterapista è sulla buona strada della guarigione, sbagliate.
La prima domanda che il runner pone al proprio fisioterapista è : “quanto devo stare fermo?”
Il tono è quasi da minaccia mentre il viso rasenta il pianto.
Il fisioterapista che ormai è abituato a trattare con i runner, sono sicuro che nel suo inconscio si farà delle grasse risate, ma con tanta pazienza spiega al nuovo paziente che prima deve vedere di cosa si tratta, perché dovete sapere che il runner ha sempre in tasca l’auto soluzione ad ogni male, la propria diagnosi e di conseguenza la cura ed anche il tempo di recupero.
Il paziente fisioterapista quindi non dovrà solo curare il problema fisico, ma la voglia sfrenata dell’atleta di rimettersi in strada.
Finalmente accettata la cura e fatto passare il giusto tempo della ripresa, il runner è di nuovo pronto per provare.
Inizia una nuova sfida con se stessi, perché molto dipende dal tempo che si è dovuti rimanere fermi.
Se lo stop ha superato il mese la ripresa è da fare con notevole gradualità.
Il nostro corpo che è una macchina perfetta, dimentica in fretta le buone abitudini e riprendere non sempre è cosi facile ed automatico.
Le prime uscite devono essere brevi e lente, importante salire gradatamente con i km e solo dopo aver raggiunto una distanza adeguata al vostro target aumentare con la velocità della corsa.
Dovete dare tempo al vostro corpo di ricordare, di ricostruire la forma, di ritrovare quella elasticità e semplicità della corsa che vi spinge ad amare questo sport.
Dovete sempre ricordare di non avere fretta, meglio saper essere pazienti per poter tornare a correre veloci, che provare a correre veloci e ritrovarsi di nuovo fermi ed invidiosi degli amici che invece posso farlo.
Buone corse
Correre in Estate
La bella stagione ha fatto il suo ingresso prepotente come solo lei sa fare.
I profili social dei miei amici sono pieni di selfie in mezzo ai prati, sul lungo mare, per la strada tutti con tanto di pantaloncino e canotta.
Tutti ritornano a fare sport, anche chi aveva dimenticato dove erano conservate le proprie scarpe da corsa o abbigliamento sportivo, ma da sempre la bella stagione porta ad uscire e svestirsi per vivere la natura e tutto questo movimento rende più felici.
Potrei scrivere di esperti che confermano che il sole stimola l’organismo a produrre elementi importati per il proprio benessere, potrei continuare dicendo che è giusto muoversi ed idratare il proprio corpo nelle giornate più calde e quando si effettua attività fisica, potrei continuare dicendo che scegliere un indumento traspirante per aiutare il proprio corpo a perdere meno liquidi sarebbe opportuno ed anche fortemente consigliato, ma no.
Questo post avrà una rilevanza fondamentale in un altro campo.
Voglio dare per scontato che siete degli atleti e che vi allenate già con assiduità nel corso dell’anno e quindi conoscente le differenze di vestiario fra inverno ed estate, che sapete come reidratare il vostro corpo, che evitate le ore più calde della giornata per correre, che scegliete percorsi dove siano presenti delle fontane, che almeno in estate i vostri allenamenti non siano solitari e che utilizzate un cappellino per proteggere la vostra testa dal cocente sole. Forse ho dato molte cose per scontate, ma oggi gira così.
Siete pronti per partire per il vostro allenamento, belli come il sole, vestiti “fighi” come dice mio figlio, idratati il giusto e con le fontane da raggiungere nella testa, i primi metri sono un mare di sensazioni, l’aria calda sul viso, come se ci fosse un phon acceso davanti alla vostra faccia, ma si continua, gli indumenti che si attaccano al corpo, per il “leggero” sentore di sudore che fa brillare le vostre gambe a km di distanza, asfalto bollente sotto le scarpe che riscalda piede e suole rendendo morbide pure quelle scarpe dure come il cemento, ma come se questo non fosse già sufficiente per cominciare a farsi un idea precisa della stagione appena iniziata la vostra corsa incontra un altro piccolo e volante problema, gli insetti.
Correre in estate è un vero e proprio scontro con una miriade di insetti volanti, che attirati dai colori sgargianti delle nostre magliette, canotte, top per le donne si schiantano sul nostro corpo in cerca di un suicidio colorato.
Alla fine di ogni allenamento oltre al sudore dalla maglietta, bisogna togliere una serie di insetti che vi hanno accompagnato nella corsa.
Dopo aver provato diverse soluzioni, creme, spray, maglie nere, bianche, colorate, senza maglia l’unica opzione che ha portato un parziale giovamento è stato il braccialetto alla citronella.
Questo gadget, conosciuto ed apprezzato dai genitori di tanti bambini nel periodo estivo, si è reso utile per evitare almeno una parte di quelli insetti che non gradiscono questa fragranza .
Discreto, pratico e duraturo nel tempo questo nuovo accessorio ha avuto il suo successo.
Certo sono sempre alla ricerca di tante altre soluzioni, perché come avrete capito dalla lettura preferisco correre in altre stagioni che non siano l’estate, ma visto che la corsa fa parte della mia vita non posso rimanere senza.
La corsa e la Matematica
Quando si diventa genitori, fra le tante scelta che si devono eseguire dobbiamo includere anche quella dello sport da far praticare ai nostri figli. Il desiderio che sentiamo più vicino è quello di scegliere uno sport completo e che li possa aiutare nello sviluppo e nella socializzazione con gli altri.
Tolti i genitori fanatici che pretendono che i propri figli diventino dei campioni, per poter così smettere di lavorare, gli altri cercano anche uno sport che consenta ai figli di impegnarsi contemporaneamente nello studio.
Esistono tantissimi tipi di sport che possono essere di squadra e non, amati ed odiati, di nicchia o super praticati e tutti riusciranno nel loro intento, ovvero far divertire i nostri figli ed imparare loro che giocare in compagnia per lo stesso scopo comune è qualcosa di bello da vivere e scoprire.
Una volta scoperto che il proprio figlio si diverte e riesce a socializzare, potrebbe nascere il desiderio di scoprire quale sport potrebbe aiutarlo a migliorare anche nella scuola.
Scopriremo insieme che è possibile migliorare a scuola anche attraverso lo sport e non per la minaccia di non mandarlo più se i voti scolastici non sono soddisfacenti, ma perché se vorrà migliorarsi nei risultati sportivi, dovrà per forza migliorare i suoi studi.
Fra gli sport che aiutano a migliore negli studi posso inserire sicuramente la corsa.
La corsa è fra li sport che più di tutti aiuta nel migliorarsi nel uso della matematica.
La matematica è presente in ogni fase dell’attività sportiva.
Per una semplice uscita saremo costretti a misurare i km, il tempo medio di percorrenza, le calorie bruciate, i battiti cardiaci, i passi che abbiamo usato per fare un km, il tempo totale ed ancora fare la media di tutte queste misure.
Se corriamo già da un po’ è vogliamo migliorarci saremo costretti a calcolare una tabella di allenamenti da poter seguire e calibrare in base al nostro livello.
In pratica chi corre è un calcolatore automatico in attività fisica costante.
Il runner deve saper leggere i valori, analizzarli e contarli in fase di esecuzione dell’attività. Proprio questo aspetto aiuta a migliorarsi nel utilizzo degli strumenti matematici.
Diventa fondamentale per un runner non solo conoscere il tempo impiegato nel percorrere un km, ma calcolare quanto tempo ci vorrà per arrivare al traguardo e decidere se la velocità tenuta è sufficiente per vincere oppure decidere di sfidare se stessi ed il cronometro accelerando ancora per chiudere con il tempo immaginato prima della partenza.
Il runner deve contare tutto, inoltre tiene in mente tante informazioni utili per affrontare il proprio percorso nel migliore dei modi. Nella testa dovrà contare i ristori, le salite che dovrà affrontare, le curve ed i rettilinei insomma tutto sarà inserito in questa funzione ricca di variabili e che verrà sviluppata mentre il corpo suda, soffre ed avanza alla ricerca del traguardo.
Quindi se il vostro piccolo stenta un attimo nella matematica al posto del solito cellulare o tablet, regalate un bel paio di scarpe da corsa sarà un ottima scusa per farlo migliorare a sua insaputa.
L'astinenza del Runner
Alzarsi al mattino, guardare fuori dalla finestra e trovare un sole bellissimo, temperatura gradevole e nessuna nuvola verso l’orizzonte, una giornata perfetta per fare una bella corsa ristoratrice.
Ancora fermo davanti alla finestra faccio partire la mia immaginazione, che viaggia per scegliere il tipo di allenamento fra i tanti da poter eseguire.
Farò un lungo rigenerante?
Allora ecco che decido la strada da seguire, dove passare per trovare le fontane oppure un bel percorso con un ottimo paesaggio suggestivo o ancora decido di scrivere sul gruppo whats app per trovare un amico con il quale condividere i km ed i pensieri della corsa. La mia corsa è già iniziata prima ancora di aver messo le scarpe.
Farò un corto veloce?
La scelta che mi si apre davanti è sempre la stessa, lo faccio in pista sfidando i super atleti oppure cerco un lungo mare dove tolta la stagione estiva, si può sfruttare i marciapiedi e le ciclabili per correre veloce con un ottimo rumore di sotto fondo. Il corto veloce difficilmente si fa in compagnia e diventa un impegno veloce da fare, ma ricco di sensazioni da vivere.
Farò un lavoro tosto?
Il lavoro tosto si riferisce alla scelta di effettuare le ripetute, una sfida dolorosa. Potranno essere brevi, medie o lunghe, ma sapere di dover correre per un certo numero di metri, km ad una velocità fissa diventa una sfida contro se stessi senza eguali.
La mia mente viaggia veloce portandomi a pensare anche al tipo di abbigliamento. I primi caldi mi consigliano di essere più leggero e cominciare a correre con i pantaloncini e con una bella maglia tecnica, proprio l’ultima conquistata nella gara da poco chiusa. Il colore, il taglio della maglietta incidono anche nella scelta delle scarpe.
Nella mente è tutto pronto, tutto fantastico, sto già vivendo la sensazione di liberta, la goduria dell’aria che sfreccia sul viso, l’aria tiepida che non da fastidio, la gioia della compagnia e degli amici che incrocio sulla strada che ho scelto di seguire e che conosco ormai benissimo. Il mio viaggio. Un viaggio che mi rende felice prima ancora di iniziare.
Poi nel angolo più remoto dei miei pensieri torna a riaffiorare un ricordo, un fastidioso ricordo che sgretola il mio viaggio, che dalla gioia mi porta alla tristezza o meglio alla consapevolezza che il mio viaggio potrà solo essere con la mente, purtroppo sono INFORTUNATO.
Come è difficile vivere da Runner ed essere bloccati sul divano, su un lettino, dal fisioterapista o da qualsiasi parte che non sia la strada.
Guardo i social e mi fanno ancora più male, i miei amici corrono e partecipano a gare che avrei voluto onorare, ma io non ci sono, non ci sono nelle foto di gruppo della mia squadra sportiva, non ci sono nelle foto che tanti appassionati fotografi fanno a noi atleti sul percorso, semplicemente non ci sono.
Allora cerco su internet le soluzioni al mio fastidio in modo da accelerare la guarigione, ma la verità che per tanti problemi basterebbe semplicemente essere coscienti che bisogna stare fermi per accelerare la ripresa, ma quante, troppe volte sbaglio, perché al primo sintomo di miglioramento rimetto le scarpe e riprovo a correre come se niente fosse successo ed invece questo allunga le cose.
Dovrei capire che bisogna solo saper aspettare e ricordarmi sempre che sono fortunato di poter correre, perché questa è una delle gioie più grandi che si possa avere.
Quanto è brutta l’astinenza dalla corsa.
Come appoggi il Piede?
Quando si parla di piedi in relazione alla corsa, la prima idea che associamo sono le scarpe da indossare.
Bisogna sapere che il podista è disposto a spendere cifre intorno ai 200,00 euro per una scarpa da corsa, vantandosi di aver fatto un affare, ma al contempo se deve spendere più di 60,00 euro per la scarpa che usa tutti i giorni lo giudica uno spreco colossale.
Attenzione le scarpe da sole non fanno un atleta.
Certamente le scarpe sono uno strumento fondamentale per un corridore ed è giusto prestare molta attenzione. La stessa cura ed attenzione deve essere riservata ai vari dolori che possono nascere.
Sono relativamente pochi gli atleti che capiscono l’importanza che il piede ricopre nel mondo della corsa.
Attenzione quale parte del corpo atterra per prima a terra in fase di corsa?
Il piede, risponderete in coro.
Bene proprio questa parte del corpo, oltre ad atterrare per prima, sostiene e da il via a tutte le operazioni per poter correre, sono i muscoli, i tendini del piede a consentire il via al movimento.
Al fine di evitare dolori e sovraccarichi, diventa indispensabile capire il tipo di appoggio che possedete in modo da scegliere le scarpe più adatte.
I puristi della corsa vi consiglieranno di portare per terra prima il tallone e poi l’arco plantare, ma questo schema di corsa non è adatto a tutti i podisti.
La corsa, deve essere un movimento naturale, lo impariamo già da piccoli e lo coltiviamo ogni giorno anche se non pratichiamo sport.
Molti si avvicinano al mondo del running possedendo già il proprio stile, creato e coltivato nel tempo è questo rende difficile un eventuale cambiamento.
Quindi adesso arriva la domanda più complicata, come appoggi il piede per terra?
I tipi di appoggio principali sono tre. Cercherò di spiegare in modo più semplice e chiaro i tre stili, precisando che esistono altri stili che non vedremo.
Se la tua corsa predilige come zona di appoggio la parte anteriore del piede , ovvero quella parte che cade fra le dita e l’arco plantare, possiedi una corsa molto nervosa e sei adatto a corse di media durata, con lunghezza massima indicativa della Mezza Maratona.
Con questo tipo di appoggio potresti essere un velocista. Mi sento di consigliare delle scarpe che abbiamo una ammortizzazione accentuata sulla parte anteriore, in questo modo si potrà evitare di avere dolori nelle corse lunghe o ripetute in giorni consecutivi, questo aiuterà il vostro piede a prevenire le infiammazioni alla fascia tendinea.
Se la tua corsa predilige come zona di appoggio la parte centrale del piede, ovvero quella parte corrispondente fra il tallone e l’arco plantare, possiedi una corsa da passista, sei stabile sulle caviglie, ma poco aggressivo, potresti pensare a corse di lunga durata come una Maratona.
Questo tipo di appoggio avrà bisogno di una scarpa strutturata che ammortizzi e sia protettiva per tutto l’arco del piede, quindi sia sul tallone che sulla parte anteriore del piede.
Questo tipo di calzatura consentirà di arrivare decisamente più freschi in competizioni lunghe, preservando caviglie e polpacci.
Se la tua corsa predilige il tallone come zona di appoggio, sei giudicato fra i puristi del runner. Questo tipo di appoggio consente di cimentarsi in diversi tipi di competizione, essendo dotati da madre natura del corretto appoggio. Certamente le scarpe che bisogna acquistare devono essere protettive ed ammortizzate sul tallone in modo da aiutare e proteggere la parte più sollecitata, inoltre cercherei di prediligere una scarpa senza ammortizzazione sulla parte anteriore del piede, per poter raccogliere e sfruttare l’energia restituita dalla scarpa in fase di spinta.
Adesso avete qualche informazione in più per poter capire il vostro modo di correre e scegliere le scarpe da associare.
Buone corse.
Il viso del Runner
Siamo di nuovo alle soglie del fine settimana.
Sicuramente, sperando anche nell’arrivo di questa primavera che fino ad oggi sembra un po’ tardiva, vi appresterete a fare la solita passeggiata con la famiglia per le vie del nostro Salento, oppure avrete pensato di gustare un buon gelato sulle nostre coste.
In questo scenario è sempre presente la certezza di trovare il solito podista che corre con la propria maglia colorata e passandovi accanto farà nascere in voi tante domande.
Sono sicuro che fra le domande che ognuno si pone vi siano le seguenti: ma dove sta andando? da quanto tempo corre? sarà stanco? a quale corsa dovrà partecipare? ma quanti km avrà già corso?
Chi si allena con costanza dedica la domenica ad un allenamento più lungo del solito, si procede a fare il lavoro che deve essere di chiusura a tutto quello svolto nel corso dei 6 giorni precedenti in modo da raccogliere i risultati e capire se il proprio stato di forma sta crescendo. Questo allenamento chiamato “Lungo” impegna i corridori da un minimo di 18 km ad un massimo di 36 km asseconda delle competizioni che si vuole preparare.
Gli allenamenti possono essere di diverso tipo, oltre al già citato “Lungo”, esiste la corsa chiamata “Medio”, la corsa chiamata “Veloce” ed in fine le temute “Ripetute”. Questi sono i riferimenti principali per chi inizia a correre e deve seguire delle uscite specifiche, che alternate nel corso dei giorni e delle settimane costituiscono la scaletta degli allenamenti chiamata “Tabella”.
Esiste un modo per provare a riconoscere il tipo di corsa che il podista sta eseguendo, basta guardare il viso dell’atleta.
Il viso del runner può essere una buona cartina tornasole, se osservato con attenzione potrà indicare, meglio della postura o dei movimenti del corpo il tipo di allenamento che si sta svolgendo.
Se il viso è rilassato molto probabilmente il corridore sta eseguendo il suo allenamento Lungo.
Se il viso è leggermente contratto e la fronte increspata il corridore sta eseguendo un allenamento Medio.
Se il viso è tirato, gli occhi semi chiusi il corridore sta eseguendo un allenamento veloce.
Se il viso è rosso ed il corridore ha la bocca completamente spalancata in cerca di aria è sicuramente impegnato nelle Ripetute.
Adesso che avete una base dalla quale partire per poter riconoscere il lavoro svolto dal podista che incrociate nel corso della domenica, alzate la mano in segno di saluto e sorridete alla fatica che quel atleta ha scelto di eseguire nel giorno di festa.
Buone corse.
EA7 Milan Marathon 02/04/2017
Il 2 Aprile ho corso la mia seconda Maratona.
La Milano Marathon ha siglato il mio debutto nelle grandi maratone Internazionali.
Questo viaggio è partito a fine Novembre, quando avevo ancora nelle gambe la Maratona del Barocco, da poco chiusa e non pensavo assolutamente di mettermi in moto per una nuova preparazione.
Il tutto nasce con un email partita dalla segreteria della mia associazione, la #asdgpdm, che mi invitava a cavalcare la nuova sfida.
La sfida si chiama Milano Marathon, vado velocemente sul sito della Maratona guardo la data, il 02 Aprile 2017, guardo il percorso, tutto cittadino, guardo l'altimetria, gara quasi piatta, un rapido sguardo a voli ed hotel per capire quanto avrei speso ed in fine rispondo con uno sconsiderato "ci sarò anche io".
Subito dopo aver dato l'invio alla conferma scrivo la seconda email al nostro maestro (Roberto) per avere una tabella da seguire e visto che sono in ballo cercherò di sfidarmi per raggiungere un nuovo personale.
La misura della tabella da seguire mi viene data dalla mezza maratona corsa a Corigliano D'Otranto, dove chiudo la gara in 1 ora e 51 minuti, proiettando la mia preparazione per la Maratona di Milano in un ottimistico 3 ore e 54 minuti.
La mia tabella parte il giorno 11 dicembre e prosegue in modo buono fino a metà gennaio con una condizione in crescendo, tanto che l'obiettivo sfidate che mi sono dato sembra alla portata, ma prima una fascite plantare, che mi blocca 15 giorni e poi un polpaccio contratto a 20 giorni dalla maratona, mettono in forte dubbio sia la sfida a fare il mio nuovo personale che la partecipazione alla gara stessa.
Il tutto mi scoraggia un po, la seconda maratona e la seconda volta che arrivo non in perfette condizioni, ma le preparazioni alle gare sono lunghe e durano mesi e quindi facile che nel cammino possa succedere qualcosa che rovini i piani.
Il 1 Aprile sono sul aereo in direzione Malpensa, la gara mi attende.
Parto con tutta la famiglia e con la scusa facciamo i turisti, il giorno prima della gara facciamo oltre 10 km a piedi per le vie del centro, forse un po troppi.
La mattina della gara la sveglia suona presto ed alle ore 8:15 siamo in zona partenza.
Foto di rito con i diversi atleti salentini che sono venuti ad onorare l'impegno della maratona e poi subito a consegnare lo zaino con il cambio post corsa per potersi schierare nelle griglie di partenza.
Il mio tempo di qualifica, 4 ore e 32 minuti, mi fa partire dal fondo dello schieramento, in pratica potrò passare sotto l'arco della partenza dopo 4 o 5 minuti dallo start ufficiale.
La partenza è data da un colpo di cannone, non state leggendo male, ma gli organizzatori hanno fatto portare dall'Esercito Italiano un vero cannone caricato a salve che ha dato il via alla gara, impossibile non sentire, anche per me che sono lontano circa 700 metri.
Il tratto iniziale è ricco di pubblico che incita tutti gli atleti, molti sono parenti, amici, ma anche i cittadini di Milano che si spendono per i 6.300 maratoneti, i 12.000 staffettisti e gli oltre 6.400 bambini che aspettano di partire dopo di noi per il giro non competitivo a loro dedicato.
La gara scorre veloce come speravo, non ci sono differenze di livello importanti ma semplici cambi di pendenza che non influiscono troppo sul ritmo corsa che ci siamo imposti, questa volta non sono da solo, il mio amico Claudio Miglietta ha preparato la maratona con me è sarà il mio compagno di gara. Grazie a lui ho un campanello di allarme ogni volta che cerco di alzare il ritmo e sforare da quello che il nostro allenamento ci ha insegnato.
Dopo 8 km di corsa abbiamo già visto La Stazione centrale, la Torre Unicredit, Il Bosco Verticale, Porta Venezia, il Teatro la Scala ed il Duomo, come giro turistico non male, considerato che il tutto è fatto in meno di 48 minuti di corsa.
Dopo il 10° km scopro cosa vuole dire partecipare ad una maratona in cui è presente la prova in staffetta con più atleti.
Una selva di maglie colorate sono ferme al 10° km ed aspettano il primo frazionista a cui dovranno dare il cambio, circa 3.000 persone distribuite per oltre 600 metri che ti guardano sfilare, ma sanno già che potranno superarti dopo essere partiti, perché potendo correre solo una parte dei 42 km totali avranno un ritmo migliore del mio che invece li dovrò affrontare tutti da solo, ma questo particolare mi diventa certo solo dopo il terzo cambio del 30° km.
La mia gara prosegue, faccio il bravo e non salto neanche un ristoro, bevo sempre e mangio le caramelle al miele, come mi ha insegnato la mia maestra Giovanna.
Continuo ad osservare la città che si presenta immensa e mostra in ogni suo centimetro come si debba per forza chiamarla la capitale economica di Italia, sfilano davanti ai miei occhi il City Life, il Monte Stella, l'ippodromo e così sono arrivato a metà corsa ovvero la lunghezza della mezza maratona ed il segna tempo mi dice che sono in linea con il mio target, ovvero una prima parte di gara sotto le due ore ed una seconda parte di gara da fare in fase di attacco per chiudere quanto più vicino alle 3 ore e 54 minuti.
Le Gambe girano veloci è forse la vista dello stadio di San Siro e la sua storia di campioni, ed il cartello dei 24 km fanno scattare la molla per dire al mio amico Claudio che io voglio rischiare ed alzare il ritmo gara.
Fino al 24° km Claudio è stato un ottimo metronomo, ci siamo aiutati a vicenda e siamo riusciti a non uscire dal nostro ritmo trovando equilibrio e conferme uno nell'altro, ma adesso mi guarda e capisco che lui non è intenzionato a seguirmi e mi lascia andare.
Adesso sono solo, corro contro il cronometro, che guardo ogni volta che suona per indicare il tempo del km percorso, le strade scorrono veloci sotto le scarpe via Novara, Via Cascina Bellaria ed il Parco di Trenno, via Cechov e poi via Benedetto Croce che da il via al terzo ed ultimo cambio per gli staffettisti.
Proprio questo cambio sarà per me contro indicativo, gli atleti freschi che entrano sul percorso spingono per fare gli ultimi 12 km di gara rimasti, anche se per loro sono i primi 12, questa differenza li fa sfrecciare al mio fianco a ritmi diversi da quelli di un maratoneta.
Non riesco a capire che sto seguendo un gruppo di staffettisti che sono ai primi km e perdo di vista il mio cronometro, appena riesco a sentire il suono dell'orologio, leggo sul display che sto viaggiando 4 minuti e 32 secondi al km, ma il problema che questo ritmo è molto diverso da quello per il quale mi sono allenato (5 minuti e 30 secondi al km ) ed inoltre a conti fatti lo tengo già da un paio di km.
Il mio corpo invece si è accorto molto prima di me ed allo scoccare del 33° km il mio polpaccio destro dice che la mia rincorsa al tempo si può fermare proprio in quel punto, mi fermo 20 secondi sblocco il polpaccio e riprendo a correre, non posso spingere come prima e quindi per evitare di abbandonare abbasso il mio ritmo in modo da poter finire la gara.
L'espediente funziona e vedo il Parco del Portello, Corso Sempione, l'Arco della Pace ed ancora il Parco Sempione che segna il 39° km, il mio polpaccio mi ricorda ancora una volta che ho voluto fare troppo lo splendido, mi fermo ancora una volta, sblocco il muscolo e riprendo ancora.
Questa volta il dolore è presente ed anche se ho abbassato il ritmo e cambiato la falcata ogni momento può essere buono per iniziare a zoppicare, vado avanti sono in vista nuovamente della Torre Unicredit e questo vuole dire che ho superato il 40° km e potrei finalmente vedere di nuovo i Bastioni di Porta Venezia ovvero la fine della gara.
In realtà gli ultimi due km sono quanto mai sofferti, i dolori sono forti, ma riesco a farli scivolare sotto le scarpe e poi finalmente vedo i cartelli che indicano gli ultimi metri di corsa sotto il cartello dei 300 metri trovo anche la mia famiglia, piccola deviazione abbraccio e bacio e poi continuo la mia corsa verso il traguardo, che trovo incredibile per la presenza della televisione, dei giornalisti, per la pressione delle tantissime persone presenti ad incitare e tutto insieme mi riempie gli occhi di lacrime che non riesco a fermare e chiudo il tutto in 4 ore e 8 minuti firmando il mio nuovo personale sulla distanza regina.
Sono costretto a sedermi dopo il traguardo per calmarmi in modo da poter ritirare degnamente la medaglia di Finisher.
Ancora una volta la maratona si è dimostrata un viaggio incredibile per quello che riesce a raccontare e farti vivere non solo in prima persona, ma anche per quello che vedi ed apprendi dalle persone che vivi attorno.
Posso solo ammirare atleti come il mio amico Stefano Tortorella che non avrebbe dovuto partecipare, perché bloccato da un brutto infortunio, ed invece con caparbietà a trovato la forza per riprendersi e presentarsi alla partenza e chiudere la gara in 4 ore e 20 minuti oppure la mia amica Giovanna Faggiano che dopo aver fatto tutta la preparazione a 4 giorni dalla maratona si è bloccata per una forte contrattura, ma dimostrando una forza senza uguali si è presentata lo stesso in partenza riuscendo a chiudere la gara a 4 ore e 52 minuti.
Queste sono magie che solo il mondo dell'atletica riesce a regalare e che vorrei far provare a tutti e spero che con questi semplici racconti possiate trovare spunto per mettere le scarpe ed iniziare a correre, perché come dice un grande uomo "La corsa è vita".
Corri dal Lato Giusto?
Una delle paure più grandi che accomunano tutti i Runner è la possibilità di non essere visti sul bordo strada nei propri allenamenti.
Troppe sono le notizie di Runner investiti o semplicemente urtati mentre sono intenti ad esercitare il proprio sport preferito.
Cosa bisogna fare per abbassare questo rischio??
Il consiglio che mi sento di indicare è quello di rendersi fortemente visibili. I mezzi da utilizzare sono diversi.
Il primo step.
L’abbigliamento per il Runner è una sfida quotidiana, chi vede correre i Runner invidia i lori colori sgargianti e fluorescenti, ma non sanno che bisogna scegliere magliette, pantaloncini e scarpe che non solo siano colorati, ma che posseggano la funzione di rifrangere la luce. Questa funzione consente di essere visibili una volta illuminati da un fascio di luce, che siano i fari di una macchina o semplicemente l’illuminazione stradale, consentendo di amplificare la presenza sulla corsia. Non dovete avere paura di essere troppo appariscenti, meglio apparire in modo esagerato che non essere visti da qualche automobilista.
Il secondo step.
La tecnologia ha portato un grande aiutato in tutti i settori della nostra vita, non di meno ha fatto per i Runner. Se le vostre corse sono nelle primissime ore mattutine o in quelle serali, oltre al citato abbigliamento è bene indossare le luci di segnalazione e le torce toraciche. Le luci di segnalazione sono delle fasce led che si accendono ad intermittenza con una visibilità molto elevata, mentre la torcia toracica, oltre ad illuminare la strada e quindi prevenire facili infortuni per le buche presenti sull’asfalto, consente di essere visti da lontano.
Il terzo step.
Il vostro allenamento si deve svolgere con la massima sicurezza è per questo bisogna scegliere con cura, dove correre e su che lato della strada correre.
La scelta del percorso da seguire è fondamentale come il tipo di allenamento che dovete fare. Cercate sempre strade poco frequentate dalle automobili e quando questo non è fattibile scegliete le piste ciclabili, in molti casi sono sufficientemente larghe da consentire il transito delle bici e dei Runner dimostrandosi una valida alternativa.
Se avete scelto la strada è bene sapere che per aumentare la vostra sicurezza dovete scegliere il lato opposto al senso di marcia delle auto, in questo modo avrete la possibilità di vedere la macchina che sopraggiunge raddoppiando le probabilità di evitarla nel caso in cui il guidatore è impegnato con il telefonino al posto di guardare la sede stradale. Poter prevenire una possibile collisione è la massima forma di sicurezza possibile. Al fine di ottimizzare questo aspetto il vostro sguardo nella corsa dovrebbe essere indirizzato a circa 30 metri dai vostri passi, in questo modo avrete una buona visuale nelle media e corta distanza. Con la corta distanza potete salvaguardare la vostra corsa dagli infortuni evitando ostacoli e buche, nella media distanza potrete prevenire i mezzi in arrivo nel vostro senso di marcia.
Il consiglio finale è quello di invertire il lato della strada nei vostri percorsi per evitare infortuni alle ginocchia. Correre sempre lungo un solo lato della strada fa lavorare il fisico in modo asimmetrico, mentre intervallando il lato creiamo le condizioni per le quali il nostro corpo possa lavorare con inclinazioni similari dell’asfalto a ritmi intervallati, consentendo alla nostra muscolatura ed articolazioni una discreta equivalenza.
Adesso dopo aver capito che bisogna essere esageratamente sgargianti vi aspetto per le strade del Salento per un nuovo allenamento.
Il muro del Podista
Hai iniziato a correre da poco?
Senti parlare gli altri atleti e spesso non capisci bene di cosa stanno parlando?
Non ti preoccupare è solo il gergo del podista.
I podisti o runner possiedono un gergo tutto loro per esprimere concetti lunghissimi, semplicemente con una sola parola.
In questo post cercherò di spiegare il concetto di MURO DEL PODISTA.
Correvo già da qualche tempo, quando ho cominciato a scambiare pareri con altri atleti. Nei vari discorsi che sentivo o meglio storie e racconti della corsa, una parola ritornava spesso con enfasi crescente, il “MURO”.
Ingenuamente credevo che fosse un ostacolo inserito lungo il percorso, che ogni atleta doveva superare per arrivare al traguardo. La cosa però mi lasciava molti dubbi, in quanto gli atleti che raccontavano le loro corse non avevano partecipato agli Spartan Race o Giochi Senza Frontiere, ma semplicemente a corse su strada dove la presenza di un ostacolo artificiale non era possibile.
Armato di coraggio chiedo al Maestro della mia associazione di spiegarmi, senza prendermi in giro, il concetto di MURO.
Il Maestro Roberto, santo uomo ed atleta con ben più di 50 Maratone alle spalle e tante altre già in calendario, mi spiega che il muro non è fisico, ma mentale, una sorta di barriera da superare quando le forze ti sembrano mancare e devi correre con la testa al posto delle gambe.
La spiegazione è chiara, ma le cose bisogna provarle sulla propria pelle per capirle fino in fondo.
Sulla mia pelle ho scoperto che i muri sono tanti, ognuno ha il suo, ma qui parlerò dei tre più famosi, quelli delle gare da Dieci km, delle Mezze Maratone e delle Maratone.
Ogni muro per quanto si possa pensare di conoscerlo, di prevederlo, di aggirarlo si presenta in maniere e forme diverse, tali da scalfire la voglia di continuare ad andare avanti nella gara che si sta svolgendo.
Esiste il muro nelle gare da 10 km, questo più che un muro è un muretto, si presenta con costanza fra il sesto e l’ottavo kilometro, proprio quando in gara bisogna cambiare ritmo e spingere ancora più forte alla continua ricerca del tempo migliore. Invece ecco il muro, le gambe diventano pesanti, l’acido lattico prodotto le rende meno elastiche, la sudorazione aumenta, come i battiti cardiaci, tutto questo sembra portarti allo stremo delle forze, il tempo necessario per vedere il cartello che segna la chiusura del 9 km, qui tutto scompare, come se qualcuno abbia acceso una batteria di riserva ed improvvisamente si torna a sprintare per ottocento metri senza più il ricordo delle difficoltà avute.
Il muro nelle gare da ventuno kilometri (mezze Maratone) è più impegnativo del primo. Si presenta fra il quindicesimo ed il diciannovesimo kilometro. Gli atleti dividono la propria mezza maratona in tre fasi da sette kilometri ognuna ed il muro scatta nella ultima parte quando si deve spingere di più. Anche in questo caso le sensazioni sono similari a quelle provate nelle gare da dieci kilometri, con la differenza che la strada da fare per arrivare al traguardo è maggiore. Il cartello con la scritta venti kilometri fa dimenticare qualsiasi forma di freno e regala quella energia per finire in crescendo la propria gara.
Ma il Muro con la M maiuscola, quello che fa nascere le leggende, lo incontriamo nelle gare da 42 kilometri (Maratone). Su questo muro si possono fare graffiti e murales da lasciare in dono alle popolazioni del futuro. La regina, così è chiamata la Maratona, rappresenta la gara principale dell’atletica leggera, giusto per capire bene nel programma delle Olimpiadi la possiamo seguire con la massima diffusione possibile. Alla regina partecipa élite mondiale della corsa con atleti fortissimi, italiani e stranieri che su questa distanza si esprimono regolarmente. I più forti al mondo sono gli atleti Keniani.
Il Muro in maratona si presenta dai trentadue ai trentotto kilometri, questo perché la Maratona si prepara con diversi tipi di allenamenti a ritmo diverso e fra questi i difficili lunghi, corse di avvicinamento alla distanza gara, che portano l’atleta a correre fino ad un massimo di trentasei kilometri. L’atleta grazie a questi allenamenti capisce che può arrivare a quella distanza, prende coraggio perché ha già corso e quindi lo potrà rifare, inserirà nella sua mente il ricordo del proprio allenamento, ma dopo che cosa succede?
La paura di quello che può accadere è più forte di quello che accade veramente.
In tanti atleti non appena superano il cartello dei trentasei kilometri si spengono e cominciano a camminare, come se avessero dimenticato come si fa a correre, altri invece cominciano a decrescere il proprio ritmo di corsa fino a fermarsi davanti al cartello del trentottesimo kilometro, per alcuni invece il calvario inizia prima con la comparsa di dolori e crampi che finiscono per stoppare la loro corsa. Insomma il Muro della Maratona esiste e si manifesta in tutta la sua cruda realtà.
Perché questo muro si presenta in questo modo così forte?
Proprio nei kilometri dal 32 al 36 il fisico ricorda che stai correndo da oltre tre ore consecutive, inoltre la sudorazione per arrivare fino a quel punto è stata abbondante per consentire di abbassare la temperatura del corpo, aggiungiamo che lo sforzo continuo ha bruciato molte delle energie presenti nei tessuti del nostro corpo, per questi motivi non tutti i runner possono affrontare la distanza della Maratona, che oltre ad essere una delle gare più belle da vivere è un vero e proprio viaggio dentro se stessi alla ricerca del meglio che abbiamo da offrire.
Il Maestro ed il mio Presidente mi hanno spiegato più volte che in quei momenti devi accendere l’interruttore della testa e spegnere quello del corpo, perché la Maratona si finisce e si vive anche di testa. Trovare ed accendere questo interruttore è compito che ognuno di noi runner deve scoprire da solo, ma una volta trovato, va conservato e fatto crescere dentro di noi, perché sarà utile non solo nella corsa ma anche nella vita.
Una volta tagliato il traguardo della maratona tutto sembra svanire, la fatica, i dolori, le paure. Tutto viene sostituito dalla gioia immensa per l'impresa svolta, per aver superato una sfida che in molti non avrebbero neanche intrapreso, per la consapevolezza di essere diventati padroni di un nuovo potere, quello dell'interruttore della testa.
Una volta entrati a far parte della mia associazione sportiva (GPDM), e dopo averla frequentata con una certa regolarità, si potrà capire come la Maratona venga considerata come il battesimo del fuoco del podista, la gara che dimostra se la corsa sarà la tua compagna di vita o un amante passeggera della quale ci si invaghisce, ma che si dimentica velocemente.
“La Maratona è un tatuaggio nell'anima”, giusto per riprendere il cartello esposto a tutti i podisti nella Maratona del Barocco, un messaggio che condivido ed apprezzo, perché decidere di correre ed allenarsi per questa sfida è segno di grande disciplina e dedizione.
Auguro a tutti di trovare e superare i propri muri nella corsa come nella vita, perché sono gli ostacoli che ci formano e ci rendono migliori ogni giorno.
Buone corse.
VII Corri a Lecce - 12/03/2017
Questa volta mi trovo a scrivere, non della mia partecipazione ad una nuova gara, ma della mia partecipazione alla organizzazione di una Gara, la mia gara di casa, la Mezza Maratona Internazionale “Corri a Lecce”
La mattina della gara, quando si arriva da atleti sotto l’arco della partenza, non si riesce a capire quanto lavoro hanno fatto gli organizzatori per poter dare la possibilità di correre per le strade di una città.
Non potendo immaginare correttamente e con un po’ di incoscienza, potevo farmi mancare questa esperienza?? Assolutamente NO.
Quindi la mia VII “Corri a Lecce” è iniziata circa un anno fa, proprio con la chiusura della VI edizione, quando da neo iscritto alla a.s.d. GPDM mi sono trovato a dare una mano nei giorni della gara.
Con grande stupore ho scoperto che le gare si cominciano a pensare e realizzare già dal giorno dopo la loro chiusura.
La parte divertente dell’organizzazione sono le riunioni. In questa fase tutti vorrebbero apportare i propri cambiamenti o suggerimenti, dimenticando che esistono diverse leggi da rispettare ed equilibri da non prevaricare. Le idee più simpatiche e disperate vengono buttate sul tavolo, come se fosse in corso la sfida a chi riesce a pensare più in grande.
Democraticamente si lavora a scrematura e certosina costruzione delle idee ritenute valide e fattibili.
Il tutto prende un rapido svolgimento a circa tre mesi dall'evento, con gli incontri con Amministrazioni Locali, Polizia Municipale, Associazione di Volontari, gli Sponsor, ma soprattutto la ricerca di collaborazione e lavoro fattivo di amici, associati e simpatizzanti della corsa.
Quando arrivano i tre giorni antecedenti la gara tutto diventa frenetico, si iniziano sistemare i famosi e ricercati pacchi gara, si controlla e si mette in sicurezza il percorso, si sistema ed organizza il Village per la distribuzione dei pettorali e si cerca di anticipare il massimo lavoro possibile per arrivare alla mattina della gara con tutto in ordine.
Il culmine dell’organizzazione si raggiunge il giorno dell’evento.
La giornata per gli organizzatori inizia alle ore 4 del mattino, con gli ultimi controlli del percorso e la messa in opera degli archi e di tutti gli stand temporanei degli sponsor e dei giudici di gara.
Una volta che tutto è pronto si aspetta che i giudici Federali diano il consenso al via della gara, operazione che dovrebbe essere di facile attuazione, ma ogni volta sembra la stesura di un trattato di pace difficile da raggiungere.
Se tutto è andato per il verso giusto, la partenza è in orario stabilito.
Quando la gara è in movimento la festa è per tutti, per gli atleti e per gli organizzatori che sorridono al passaggio di amici ed atleti lungo il percorso.
Dopo la festa però tocca ripulire.
Se avete mai organizzato una festicciola per i vostri figli nella vostra abitazione, sicuramente ricorderete il lavoro svolto per ripristinare la vostra casa, bene adesso amplificate questo lavoro per 21 km di tracciato popolato da circa 2.200 atleti e relative famiglie, un lavoro incredibile.
Adesso che ho vissuto dal vivo cosa significa fare parte di una macchina organizzatrice, non posso che essere solidale con gli organizzatori di qualsiasi gara ai quali non posso che portare rispetto e simpatia, per il loro impegno e sacrificio.
Un anno di Corsa
Nel settembre 2015 decido, dopo circa 15 anni di vita sedentaria, di ritornare al mio sport preferito, abbandonato e dimenticato in modo colpevole per troppo tempo
Come parziale giustificazione, posso raccontare che sono stato molto impegnato con il lavoro, con la famiglia, con mio figlio insomma scuse plausibili, vere, ma superabili se uno vuole essere attivo e dedicarsi alla propria forma fisica.
Lo stile di vita sedentario e la vita lontana dallo sport mi avevano regalato cattive abitudini e tanti kg in eccesso.
Sono pronto mentalmente a riprendere a correre, ho deciso e mi infilo il primo paio di scarpe che trovo nella scarpiera, sono abbastanza datate, perché il mio ritorno alle attività è stato tentato altre volte e quindi queste calzature hanno pochi kilometri, ma qualche anno.
Mi guardo allo specchio prima di uscire di casa, mi viene da ridere da solo, ma mi faccio passare velocemente i cattivi pensieri ed esco.
Sono con i piedi sull’asfalto e cerco di ricordare i consigli ricevuti 20 anni prima quando ho iniziato a correre, non mi torna in mente niente e quindi inizio a provare la falcata, una delusione, sembro un pensionato ai giardinetti possiedo una sola velocità, quella lenta.
Cerco di rimanere ottimista e proseguo anche se le pulsazioni cardiache le sento dentro il collo, il mio respiro cresce troppo velocemente e le mie gambe sembrano tronchi di legno.
Cerco con la mente di immaginare un percorso da seguire che non sia troppo lungo e scelgo per decenza di prendere qualche strada di compagna, il fondo sconnesso non aiuta la mia uscita e quando la stanchezza inizia a salire, ricordo improvvisamente che le tabelle da principiante indicano di iniziare con alcuni minuti di corsa intervallati da minuti di camminata veloce, peccato che questo ricordo arrivi dopo quasi 5 kilometri ovvero a giro finito.
La mia prima uscita è finita, parliamo del 13 Settembre 2015 e quel giorno non potevo immaginare tutto il percorso che avrei fatto in meno di un anno.
Da quella data ho cercato di uscire a correre con costanza, ma non riuscivo ad andare oltre le due uscite settimanali, una brutta, bruttissima battuta per chi ama la corsa, abituato a correre almeno quattro volte a settimana.
Svolgo con questi ritmi i miei allenamenti fino ai primi di dicembre 2015 quando su Facebook scopro che per la giornata di Santo Stefano è organizzata una “Camminata” per le vie del centro di Lecce da una associazione sportiva della città la GPDM.
Scatta lo stimolo a fare di più.
Ad essere sinceri scoprirò solo dopo che la famosa camminata è una corsa di 10 km per le vie del centro, e questo perché riesco a contattare un mio amico inscritto a questa società che mi spiega in modo leggero di che cosa si tratta.
Mi inscrivo alla corsa e viste le dritte ricevute dal mio amico Andrea aumento le mie uscite di allenamento arrivando a tre uscite settimanali.
Alla “Corri a Santo Stefano” mi presento in un discreto stato di forma, credevo, ma quando arrivo la mattina a Porta Rudiae scopro sulla piazza circa settecento podisti, impossibile non capire che si tratta di atleti perché il loro abbigliamento non può mentire.
La scusa di bruciare le calorie accumulate per il pranzo di Natale ha fatto muovere il popolo dei runner Leccesi che sono sempre pronti a fare kilometri in compagnia.
Il giro di Lecce è fantastico, farlo di mattina presto senza macchine e con le varie soste foto mi fa venire voglia di non correre più da solo.
Spinto da questa bella esperienza decido di conoscere il creatore di questo evento e scopro una persona solare e disponibile, innamorata dello sport, ma ancora di più della giusta condivisione che i valori del podismo insegnano.
Il presidente di questa associazione è Simone Lucia.
Mi piace il suo modo di presentare la propria associazione, lo spirito richiesto per poterne farne parte è quello di divertirsi e dare disponibilità per alcuni eventi organizzati dalla società, non mi viene imposto di partecipare per forza alle gare, meno male penso dentro di me, visto come corrono forte io non farei una grande figura, ed inoltre mi invita subito ad allenarmi con loro.
Mi piace l’invito, ma vista la grande differenza di ritmo, declino l’invito per il primo momento.
Mi inscrivo ufficialmente il 01 Gennaio 2016, mi sembra la cosa giusta da fare se voglio continuare a correre in modo continuativo e conoscendomi, mi serve uno stimolo per poterlo fare.
Trovo subito uno stimolo di quelli importanti, perché il 06 Marzo 2016 ci sarà la 6° edizione della Corri a Lecce, Mezza Maratona per le vie del centro di Lecce ovvero 21 km e 97 metri da fare nel Barocco, organizzata proprio dalla GPDM.
Nelle gambe non possiedo i 21 km richiesti dalla gara, la mia corsa più lunga è stata di 15 km con l’unico ritmo che continuo a mantenere da Settembre, sempre quello lento.
Mi faccio coraggio, trovo su internet una tabella da seguire ed inizio la mia speciale preparazione alla Mezza Leccese.
Intanto comincio a conoscere gli altri atleti della società che a loro volta mi invitano agli allenamenti collettivi.
Mi lascio tentare ed a metà Gennaio vado con loro per un allenamento collettivo a Caprarica, scoprirò che ho sbagliato la mia prima uscita solo dopo averla corsa.
L’allenamento di Caprarica è utilizzato come potenziamento muscolare per le salite presenti e questo serve inoltre ad aumentare la resistenza, tutto troppo distante dalla mia forma fisica, ma il coraggio non mi manca e quindi via per i 19 km di allenamento che chiudo in modo decente.
L’appetito vien mangiando ed avendo corso per 19 km che sarà mai arrivare a 21!
Il 01 Febbraio si svolge la Mezza dello Ionio a Gallipoli, perché non tentare?
Mi inscrivo, sarà la mia prima gara.
Sarebbe stato meglio partire con una bella 10 km, ma non avendo esperienza non lo posso sapere.
Il 1 febbraio sono ai nastri di partenza, scopro che la competizione fra i podisti è alta, prima quella con se stessi, il podista è sempre alla ricerca del proprio miglioramento, ma anche quella con amici e rivali di altre società per i quali c’è sia rispetto che reciproco controllo in gara.
Mi piace molto lo spirito che vedo nella corsa, la voglia di incitare che accomuna tutti i runner, quella parola che ti riservano gli atleti più esperti, i colori delle divise che riempiono le strade, la festa che si crea prima, durante e dopo una gara.
La gara per me non è facile, aver seguito una tabella fai da te, aver iniziato con una distanza esagerata, mi fanno scoppiare, ma riesco a chiudere la gara, affaticato, con dolori, ma con una medaglia di finisher al collo.
Dopo un anno di corse e quella prima gara c’è ne sono state tante altre, fra cui la mia prima Maratona (42 km e 195 metri) fatta in casa a Lecce nella primissima edizione della “Maratona del Barocco”.
La soddisfazione più grande di questo anno di corsa è quella di aver conosciuto persone ed atleti che mi hanno accolto e reso partecipe di emozioni vere e sincere, perché non c’è altro modo di vivere la corsa.
La corsa ti potrà far stancare fisicamente, ti potrà far sudare, ti potrà far soffrire in alcuni momenti, ma ti regala emozioni vere e questo non ha prezzo.
Adesso non dovete fare altro che mettere le scarpe giuste e scendere a provare, la corsa vi attende.
Napoli City Half Marathon 05/02/2017
Il 05 Febbraio 2017 si è svolta a Napoli la Mezza Maratona della città partenopea.
Un evento che ho aspettato con ansia fin dai primi giorni di Novembre.
Il tutto reso ancora più particolare in quanto era la mia prima gara fuori regione con oltre 4.200 partenti, ma soprattutto perché avrei dovuto viaggiare in compagnia della mia squadra, in un pulman che sarebbe stato elemento per riunirci e raccontare e vivere ognuno le proprie emozioni, per gli oltre 400 km che separano Lecce da Napoli.
Il viaggio è stato fantastico, un divertimento per tutti i minuti passati insieme che ci hanno accompagnati fino al nostro Albergo.
Una bellissima location situata proprio al fianco della mostra D’OltreMare nel Parco Esedra, luogo del Village e della partenza del giorno a seguire.
Village ben strutturato, con un ampio spazio per i vari stand, il palco per le premiazioni e tantissimi atleti che già coloravano tutta la superficie.
Subito ci rechiamo per la registrazione, il ritiro dei pettorali ed il pacco gara, tutto velocissimo, e con una grande sorpresa, quella di ricevere una fantastica maglietta tecnica a marchio Adidas.
Eseguite le dovute attività di rito, facciamo un giro per gli stand a conoscere i vari organizzatori, simpatico siparietto con gli amici della Pescara Half Marathon che ci hanno invitati alla loro gara, anche gli amici della Maratona di Roma ci hanno presentato la loro prossima edizione, ma per quella data molti dei nostri atleti saranno impegnati nella Maratona di Milano.
Un piccolo giro nel Parco Esedra per guardare l’arrivo che era situato in mezzo alle fontane ed i viali dello stesso parco, posto che avevo visto in un bellissimo video di promozione, ma che dal vivo mi sembra ancora più grande ed emozionante.
Dopo un piccolo break in hotel, giro per la città partenopea alla ricerca di un ristorante, la scusa per visitare il Duomo, i vicoli di Napoli, Piazza Cavour e quello che la tensione pre gara è riuscita a farmi notare.
Sono a Napoli, e per cena tutti vogliono mangiare la pizza, ma per me non è possibile, maledetta intolleranza alimentare, inoltre non voglio sbagliare la gara del giorno dopo.
Mi ritiro presto, con un altro gruppo di amici e come i bravi atleti cerchiamo di riposare al meglio che possiamo. Personalmente mi presento a Napoli dopo venti giorni di stop per un problema di fascite plantare, ma nonostante questo ed il dolore che ancora provo quando corro, voglio tentare il mio personale sulla distanza dei 21 km e 97 metri della mezza Partenopea.
La mattina della gara sveglia presto, foto di rito con tutta la mia associazione e poi tutti pronti per schierarsi sulla griglia di partenza.
Il mio tempo di qualifica, mi fa partire dal fondo griglia, ma per fortuna non sono da solo, la gara è molto partecipata, sono oltre 4.200 atleti iscritti ed inoltre la mia associazione è presente con trenta atleti.
Mi schiero anche io, cerco le casacche gialle (il nostro colore sociale) dopo aver fatto un minimo di riscaldamento, sono pronto e cerco conforto negli sguardi dei miei amici, sono emozionato come un bambino, la mia prima gara fuori regione, oltre che la mia prima con tutti questi atleti alla partenza.
Mi salgono tutte le paure possibili, penso che potrei essere spinto, inciampare, partire male, avere problemi ed invece ecco lo sparo, si parte i primi metri in pratica camminiamo, ma finalmente si passa sotto l’arco della partenza è siamo nella gara.
Non sono da solo, corro con la mia amica Giovanna, una maratoneta esperta e fortissima, oggi sarà la mia lepre, la seguo attento senza esagerare, di solito sbaglio sempre le partenze, perché parto come un razzo per poi trovarmi senza gambe a fine gara, ma questo volta è diverso, ho un riferimento da seguire un passo da imitare e vado tranquillo, facciamo i primi due chilometri con ritmo costante e guardiamo intorno i Napoletani affacciati alle finestre ed a bordo strada che ci incitano al nostro passaggio.
Dopo il secondo chilometro troviamo il tunnel di Posillipo, oltre 850 metri in discesa con gli atleti che in trance agonistica urlano ed inoltre un aria che non si riusciva a respirare, lo trovo difficoltoso, mi porta fuori ritmo, ma una volta usciti dal tunnel siamo quasi sul lungo mare, fantastico il Golfo, via Caracciolo con la sua veduta, i Palazzi storici e finalmente la fresca aria del mare che mi stimola a dare ancora di più.
Il lungo mare è alle spalle e dal settimo al quattordicesimo kilometro siamo dentro la parte storica della città, fra Piazza Plebiscito, dove troviamo i Bersaglieri a suonare l’inno Nazionale al nostro passaggio, il Palazzo Reale, l’Università e Castel Nuovo. Sono tutti luoghi visti solo in tv e che adesso vedo mentre sono in corsa.
Dal quindicesimo al diciottesimo siamo di nuovo sul lungo mare, ancora una volta l’aria del mare mi aiuta a rifiatare dopo i diversi cambi di livello avuti in città e le salite affrontate, ma di nuovo dobbiamo affrontare il tunnel di Posilippo, questa volta 850 metri di salita senza aria, li sento tutti e dopo circa 400 metri dall’uscita sento pizzicare entrambi i polpacci, la mia lepre mi ha fatto viaggiare veloce e i miei 20 giorni di stop e tutti gli antinfiammatori presi si fanno sentire, si blocca prima il polpaccio destro e poi il sinistro, devo fermarmi per stirare e rilassare i muscoli, perdo tempo, ma riparto cerco ancora una volta di ritornare a ritmo e riprendere la mia amica Giovanna che si è involata verso il traguardo, ma come spingo nuovamente sulle gambe ecco di nuovo che si blocca il polpaccio, nella mi testa è certo che non potrò più fare il mio personale, troppi sono stati i secondi, minuti persi per stirare e sciogliere i muscoli e quindi cerco di chiudere la gara senza strafare.
Arrivo finalmente nel parco Esedra, in mezzo alla cornice di fontane d’acqua e con la musica che suona forte al passaggio dei tantissimi atleti, e poi davanti a me il tappeto azzurro che porta sotto l’arco dell’arrivo, alzo gli occhi per guardare il segna tempo, scoprendo che nonostante tutto ho fatto lo stesso il mio personale.
Da subito cerco la mia amica Giovanna, quasi non vorrei ritirare la medaglia per cercarla fra gli atleti arrivati prima di me, la raggiungo poco prima che arrivi in hotel per una meritata doccia ristoratrice, il mio grazie più sincero va a lei che ha saputo essere un immenso stimolo per me.
Grazie Napoli per avermi regalato nuove emozioni.
Maratona del Barocco 06/11/2016
Domenica 6 Novembre 2016 si è tenuta a Lecce la prima edizione della "Maratona del Barocco".
La Maratona è la prova regina dell'atletica leggera, il sogno per molti podisti o semplici amatori del running.
Il viaggio che accompagna un atleta a questo appuntamento è lungo e costellato di dubbi.
L'atleta che vuole cimentarsi nella sfida regina inizia la sua preparazione almeno 5 mesi prima della gara, sfruttando delle tabelle che impartiscono i giorni, i tempi ed i modi di allenamento.
Per il podista è necessario l'allenamento fisico, ma anche quello alimentare che dura per tutta la durata della preparazione.
Gli amatori in questo lungo periodo allenano la mente a sopportare lo sforzo e la fatica che questa prova regalerà al proprio corpo.
Questa piccola premessa era necessaria per poter meglio capire che cosa spinge un atleta o semplice amante della corsa a sfidare se stesso per una distanza di 42 km e 195 metri.
La prima edizione della "Maratona del Barocco" si è presentata, agli atleti arrivati da tutta Italia, con un bellissimo Marathon Village,
dove i podisti hanno potuto ritirare i propri pettorali già da sabato 05 Novembre ed inoltre scoprire alcuni prodotti tipici della nostra terra e la bellezza di Porta San Biagio, location scelta per accogliere i Maratoneti.
Tutta Lecce si è presentata bellissima, vestita a festa dagli organizzatori della manifestazione, la società sportiva ASD GPDM.
La mattina della gara la Maratona ha preso il via da porta Rudiae, antica porta della città Leccese e se questo non bastasse, la linea di partenza è stata resa eccezionale dagli organizzatori che hanno schierato l'Esercito Italiano in divisa, ricordando ai presenti che Lecce vanta un antica tradizione di carristi.
La partenza è sempre un misto di emozioni e sentimenti, tutti gli atleti sono vicini, ognuno con il proprio orologio GPS che funge da prezioso amico, intenti a scambiarsi suggerimenti oppure a raccontare altre imprese già passate, con la voglia di aggiungere anche questa Leccese fra i racconti più belli.
Poi lo speaker inizia il conto alla rovescia è il cuore sembra fermarsi, come se tutto quello che si è fatto fino al giorno prima non sia servito a niente, la paura assale i corridori, ma è solo la frazione di un attimo, perché al primo passo il cuore esplode dentro il petto, la gente urla, il suono della musica e poi il rumore dei passi degli altri atleti che corrono e che spingono il gruppo per i primi 1.000 metri senza dare neanche la sensazione di essere già in gara.
Finalmente i mille sono in gara su un tracciato che prevedeva un giro cittadino fra i più importanti monumenti di Lecce fra i quali Piazza Duomo, la Basilica di Santa Croce, la Villa Comunale ed il Castello Carlo V percorrendo circa 12 km che in verità scorrono veloci sotto le scarpe, visto che in ogni strada vi è pubblico, amici e semplici curiosi che incitano e spingono i mille a dare di più, ma adesso inizia la parte più vera della sfida con se stessi, perché il tracciato porta gli atleti verso il mare a sfiorare l'Oasi Naturale delle Cesine e la marina di San Cataldo
per un lungo rettilineo che spinge gli atleti a cercare le energie nascoste al proprio interno e ricordare, con tutte le forze, i lunghi allenamenti svolti per imparare la fatica ed il dolore.
I km che si seguono sono dritti e scorrono veloci fino al cartello dei 21° km, il segnale che la metà della corsa è svolta, tutti gli atleti hanno potuto trovare sopra al cartello dei 21° km il timer cronometrico della corsa, ottimo riferimento per capire se la propria gara procedeva in linea con l'obiettivo prefissato, da questo punto in poi le difficoltà sono dietro l'angolo, infatti i km più difficili sono quelli che vanno dal 24° Km al 38° km tutti esterni alla città e dove il maratoneta affronta diversi stadi di fatica e solitudine, in questi km è la testa a fare la differenza.
In questa fase di gara gli organizzatori hanno predisposto un buon numero di ristori che hanno aiutato gli atleti a superare i momenti di difficoltà con acqua e sali.
Dal 39° km in poi si è rientrati in città per chiudere la gara nuovamente nel centro storico, nella centralissima Piazza Sant'Oronzo, dove era stato allestito il traguardo proprio sotto il santo protettore della città che sicuramente avrà avuto un occhio di riguardo per i mille e più atleti che hanno partecipato a questo entusiasmante evento.
Al traguardo gli atleti hanno potuto trovare, non solo la medaglia di Finisher, ma anche gli stand per i massaggi e quelli per un ulteriore ristoro finale rigenerativo.
La I° Maratona del Barocco ha regalato alla città un emozione unica e stupenda, ma anche la città ha saputo regalare ai tanti podisti emozioni e posti bellissimi.
Il mio augurio agli organizzatori ed a tutti i podisti consiste nella speranza che questo evento possa riconfermarsi anno su anno diventando tappa importante per tutto il movimento italiano.
Grazie Lecce